Starry, Starry Night, paint your palette blue and grey…

Il 12 luglio, il James Webb Telescope, con il suo potere risolutivo superiore a qualunque altro telescopio orbitante, ci ha permesso di osservare gli oggetti più vecchi e lontani contenuti nell’universo. 

Queste immagini, che hanno stupito ed incantato il mondo, hanno anche ricordato all’uomo quanto, nonostante le tante scoperte astronomiche fatte sino ad ora, abbia ancora da scoprire sul cosmo e quanto esso ancora lo affascini. 

Chi non ha mai espresso un desiderio davanti ad una stella cadente? Chi non ha mai sognato guardando la luna ed un cielo stellato? 

È un’emozione più forte di noi quella di restare incantati di fronte al firmamento, in una sorta di rito che sembra voler celebrare il legame ancestrale con ciò che ci ha dato origine. 

In occasione della notte di San Lorenzo, per celebrare la magica notte in cui tutto sembra possa succedere, vi propongo una selezione delle più belle opere d’arte simboleggianti la grande fascinazione dell’uomo verso l’Universo.

Disco di Nebra

Il Disco di Nebra è forse la rappresentazione più antica di un cielo notturno, una sorta di mappa stellare. 

Il manufatto fu rinvenuto in Germania nel 1999 e risale al 1.600 a.C., piena età del bronzo. È una piastra in bronzo di 32 cm di diametro con applicazioni in lamina d’oro essenziali, ma tanto precise da farlo sembrare quasi di fattura moderna. La sua funzione era, quasi sicuramente, astronomica.

Disco di Nebra, bronzo e oro, età del Bronzo (1600 a. C. ca.), State Museum of Prehistory Halle (Saale)

Su di esso sono raffigurati stelle, Sole, Luna ed altri probabili indizi di misurazione astronomica. Gli archi dorati laterali potrebbero raffigurare l’escursione massima di albe e tramonti solari tra i due solstizi di dicembre e di giugno, anche se sembrano essere stati applicati  solo in un secondo momento. 

Ma la parte più affascinante è il raggruppamento di stelle, interpretato come quello delle Pleiadi. Questo potrebbe non essere casuale: se osserviamo le rappresentazioni delle Pleiadi presso altre culture, anche lontanissime, possiamo notare l’enorme somiglianza. Non sappiamo se fosse un oggetto ornamentale, un oggetto magico-rituale utilizzato durante lo svolgimento di funzioni religiose, un oggetto didattico o altro. La presenza dell’oro, non solo ci fa capire che esso fosse un pezzo di valore, ma anche la qualità artistica del pezzo. Purtroppo, però, provenendo da scavi archeologici clandestini, non è possibile conoscere il luogo esatto in cui è stato rinvenuto per poter meglio indagare  su di esso e sugli allineamenti astrologici del tempo. 

Tomba della Regina Nefertari

Nefertari (1295-1255 a.C.) era  la moglie del faraone Ramses II, e la sua tomba si trova nella famosa Valle delle regine. Questa è una  struttura ipogea istoriata da dipinti che illustrano il viaggio nell’aldilà di Nefertari, ed è sormontata da un soffitto interamente trapunto da stelle dorate su un bellissimo sfondo blu. 

Cielo stellato, tomba regina Nefertari, 1255 a.C., Valle delle regine, Luxor, Egitto

Per carpire il significato dell’opera, dobbiamo considerare che gli Egizi reputavano la morte come un sonno eterno, una sorta di notte dove vivevano i morti. La notte, dunque, era molto importante, ed era rappresentata dalla dea Nut che, in una eterna lotta fra luce e tenebra si alternava al giorno. 

La Dèa del cielo, Nut; raffigurata mentre inghiotte il Sole per il suo viaggio notturno e rigenerarlo e farlo rinascere dal suo utero la mattina

Per simboleggiare la notte, Nut viene rappresentata come un arco che copre la terra, mentre inghiotte il Sole al tramonto per partorirlo all’alba. Le stelle dei dipinti egizi, sono sempre a cinque punte: questo tipo di stella, detta pentagramma o stella pitagorica, non solo è associata alle dottrine esoteriche, ma la sua geometria è costruita sulla base della sezione aurea, una proporzione definita divina sia nel Rinascimento sia al tempo degli antichi Egizi. Di solito,  questi cieli stellati non hanno riferimenti astronomici, solo in rari casi le stelle sono rappresentate  in modo da far pensare a vere e proprie mappe stellari.

Pieter Paul Rubens, ‘Origine della Via Lattea’ (1635-1638)

Rubens fu uno dei più importanti pittori fiamminghi, ed ha spianato la via alla nascita del cosiddetto Barocco europeo. Nel 1635, Filippo IV, re di Spagna, volendo decorare il nuovo padiglione del Palazzo La Torre de la Parada, gli commissiona una serie di dipinti a tema mitico, tratti dalle Metamorfosi di Ovidio e da episodi della mitologia classica come Apollo e Marsia, Cefalo e Procri, Orfeo ed Euridice

Peter Paul Rubens, La nascita della Via Lattea, 1636-1638, museo del Prado, Madrid

Rubens iniziò solo i bozzetti e ne dipinse una quindicina, lasciando che i discepoli terminassero le altre. Fra di essi, quest’opera sull’origine della via lattea. Tante sono le leggende, formulate dalle popolazioni di tutto il mondo per  spiegare l’origine di quest’ultima. Quella più diffusa, e qui rappresentata, vede Giove che, dopo aver avuto Ercole dall’unione con Alcmena, decide di porre il bambino al seno della moglie Giunone addormentata, cosicché potesse bere il latte divino e diventare immortale. Ma, Ercole, già forzuto, strinse con forza il seno della dea che quando si svegliò, notò di allattare un bambino non suo e lo respinse, schizzando il latte della sua mammella dall’Olimpo verso il cielo notturno, creando così la Via Lattea. 

Nel dipinto è raffigurata la scena mitologica della creazione della Via Lattea. Protagonista è Giunone che, con Ercole attaccato al seno, è rappresentata proprio nell’atto di creazione della Galassia, mentre, dietro di lei Giove assiste alla scena. 

Caspar David Friedrich, ‘Due uomini che contemplano la luna’ (1819-1820)

Romantico e simbolico, Due uomini che contemplano la luna rappresenta al meglio l’arte di Friedrich, i cui protagonisti sono spesso i chiari di luna su mari solitari o personaggi si fermano ad ammirare la luna. In questo dipinto, conservato a Dresda, la notte, per antonomasia il momento della riflessione e della spiritualità, sembra stia per finire, sta per albeggiare. Molti elementi rimandano al tema spirituale, all’ inquietudine e alla malinconia: la quercia squarciata, gli alberi spogli. 

Caspar David Friedrich, Due uomini che contemplano la luna, 1825-30. Olio su tela, 34,9 x 43,8 cm. New York, Metropolitan Museum of Art

I due uomini ammirano la luminosa luna, rimandando al tema, caro a Friedrich e ai Romantici, dell’estetica del Sublime, in cui la forza e la magnificenza della natura sono messe a confronto con l’uomo. Vi è la consapevolezza del fatto che l’uomo è minuscolo e inerte rispetto al cosmo e, ciò, genera paura e attrazione per la potenza della natura. Non sappiamo chi siano i due uomini rappresentati, ma è probabile che uno dei due sia il pittore stesso. Diverse le interpretazioni per quest’opera: sia in chiave politica, che religiosa. In esso, vi è una forte simbologia: l’imbrunire è la vecchiaia, l’albero squarciato e senza foglie è la morte, mentre quello sulla sinistra, la vita. Infine il sentiero che è il cammino dell’uomo. 

Dell’opera, ironicamente, è stata data anche un’interpretazione politica, dallo stesso Friedrich al poeta Karl Förster che, osservando l’opera, domandò cosa stessero pensando i due uomini. Friederich rispose: “stanno tramando qualche intrigo demagogico”. Ciò era plausibile, dato che in Germania nel 1819 furono emanati dei decreti che introducevano misure di sorveglianza sulle università e sulla stampa, per reprimere eventuali dissensi liberali nella Confederazione germanica costituita dopo il Congresso di Vienna. 

Di questo paesaggio, Friedrich realizzò in seguito altre versioni. La versione Un uomo e una donna davanti alla Luna realizzato nel 1820 oggi conservato alla Alte Nationalgalerie di Berlino, ha, infatti, la stessa composizione e stesso significato di Due uomini davanti alla luna, ma, stavolta, raffigura un uomo ed una donna.

Eliuh Vedder, ‘Pleiadi’ (1885)

Questa del pittore e poeta simbolista americano Eliuh Vedder è una raffigurazione delle Pleiadi

Eliuh Vedder, Le pleiadi, 1885, Metropolitan Museum of arts, New York

Le Pleiadi sono le ninfe celesti della mitologia greca. Figlie della ninfa Pleione e di Atlante, il titano che sorreggeva sulle spalle l’intera volta celeste. Alcione, Maia, Elettra, Merope, Celeno, Teigete e Sterope erano i loro nomi. La più bella, Maia, fu corteggiata da Zeus, dalla cui unione nacque Hermes. Secondo il mito, compagne e ancelle della dea Artemide, furono per lungo tempo braccate dal cacciatore Orione. 

Gli sfuggirono per 5 lunghi anni attraversando tutta la Beozia, finché Zeus, impietositosi, le trasformò prima in colombe (Peleiades in greco) e poi in una delle costellazioni a noi più note.

William-Adolphe Bouguereau, ‘La Pleiade perduta’ (1884)

L’opera di Bouguereau raffigura Merope, una delle sette Pleiadi della mitologia greca. Tra di loro ella fu l’unica che sposò un mortale, il re di Corinto Sisifo. Merope fluttua per aria, completamente nuda, e rivolge la schiena agli spettatori. Sullo sfondo si trovano le Pleiadi che presentano una piccola stella luminosa sopra la testa.

William Adolphe Bouguereau,La Stella perduta, olio su tela, 1884, collezione privata

Merope sembra nascondere il volto per la vergogna di aver sposato un mortale. Infatti, ella sta lasciando le proprie sorelle, come testimonia l’assenza della stella luminosa sulla sommità del suo capo. In astronomia, la locuzione stella perduta veniva utilizzato dagli astronomi per riferirsi a questa stella data la sua minore luminosità. L’ammasso delle Pleiadi, nella costellazione del Toro, infatti si rifà proprio al mito, per questo, la Merope è la più fioca del gruppo a causa del matrimonio della ninfa con un mortale, quando le sue sorelle avevano sposato degli dèi. 

Vincent Van Gogh, ‘Notte Stellata’ (1889)

È il cielo stellato più famoso dell’arte, una delle opere più rappresentative Vincent Van Gogh, appartenente all’ultima parte della sua produzione artistica. Fu realizzato a Saint-Rémy-de-Provence, quando il pittore era ricoverato in una clinica psichiatrica. Qui, restò sveglio tre notti ad osservare la campagna che vedeva dalla sua finestra, sovrastata da un bellissimo cielo stellato e dalla luna. Di fronte a quell’immagine di pace, sentì un fortissimo bisogno di spiritualità.

Vincent Van Gogh, Notte stellata, 1889 – Olio su tela, Museo Arte Moderna, New York

Nasce, così, l’impulso di riprodurre su tela quel meraviglioso cielo stellato e le sensazioni che da esso erano scaturite e che lo avevano benevolmente travolto. È qui che dallo stile impressionista, passa a quello espressionista. La tela diventa il luogo in cui l’artista raffigura i paesaggi per come li sente e percepisce con l’animo e non solo per come li vede. Ed ecco che, allora, le sue pennellate si fanno dense e pastose, in un  paesaggio non  più realistico, ma, in parte, onirico. Esempio di ciò, è la chiesa con l’alta guglia che ricorda quella delle chiese delle campagne olandesi dove l’artista era cresciuto. Questa dunque è una visione interiore dell’artista, in cui si manifestano le emozioni del momento. Così, le nubi diventano vortici, nel vortice notturno risplendono le stelle e  fra di esse spicca la più brillante di tutte: Venere, la stella del mattino. Nel mentre, la splendente luna, in un angolo dell’opera, sta lì a rischiarare il paesaggio. Sotto di lei, le Alpilles, catena collinosa provenzale ed il borgo di Saint-Remy, da cui si innalza un campanile  che, insieme all’alto cipresso sembrano allungarsi in cielo, quasi a voler raggiungere l’infinito. Non è dunque più solo un paesaggio notturno, ma un viaggio nell’anima che tende verso l’infinito, l’assoluto, celato tra le sinuose pennellate blu notte, in cui la luna troneggiando in  cielo rischiara i pensieri e trasmette tranquillità e serenità su tutte le paure e le inquietudini. 

Alphonse Mucha, ‘La Luna e le stelle’ (1902)

L’artista ceco fu narratore della Belle Époque  e tra i maggiori esponenti dell’Art Nouveau. Oggi ammirabili al museo Mucha di Praga, La Luna e le stelle è un’opera costituita da una serie di pannelli decorativi, dedicati alle stelle ed alla luna, personificate in figure femminili.

Alphonse Mucha,Stella del mattino, Stella polare, Stella della sera e Chiaro di luna, 1902, litografia, Museo Mucha, Praga

L’artista supera qui la funzione decorativa dei pannelli, dando un significato più profondo ai soggetti. Esse ora, sembrano galleggiare nello spazio, illuminate da una luce che si irradia dall’interno della composizione. Oltre che sensuali, ora, le loro pose, sono meditative e drammatiche. I colori delle figura femminili sono freddi e notturni. Mentre, le stoffe dei vestiti sono così leggere da rendere l’abilità del pittore nella realizzazione di consistenza e lucentezza dei ricchi panneggi. 

Franz von Stuck, ‘Stelle cadenti’ (1912)

Nell’opera Stelle cadenti dell’artista tedesco von Stuck, il mistico ed il misterioso giocano un ruolo dominante. Il simbolismo quasi primitivo dei suoi lavori si rifà esplicitamente alla mitologia greco-romana e alla religiosità pagana.

Franz VonStuck, Stelle cadenti, 1912, olio su tela, collezione privata

Nella tela sono rappresentati un paesaggio collinare ed una coppia seduta ad osservare un immenso cielo stellato. La donna dipinta  è Mary, la moglie dell’artista, nel momento in cui osserva le due stelle cadenti che solcano il cielo luminoso. L’uomo è il pittore, che, al contrario, ha occhi solo per la sua compagna. Il dipinto racconta la magia di una notte unica, come quella di San Lorenzo, vissuta con la persona amata.

Fonti consultate

La nascita della via Lattea, Mythologiae.unibo.it, 30/03/20/2016;

Rebecca Pedrazzi, La luna nell’arte. 5 dipinti al chiaro di luna: da Turner a Magritte, notiziarte.com;

La luna nella storia dell’arte: 14 importanti opere che hanno come protagonista il nostro satellite, finestresullarte.info;

10 quadri dedicati alla luna, ansa.it;

Emanuela Pulvirenti, cieli stellati nell’arte: da Nefertari a Van Gogh, didatticarte.it;

Paolo, Saletta, Il disco di Nebra è ancora un mistero, media.inaf.it;

Silvia Staccone, Un volo nei cieli stellati dell’arte, metropolitanmagazine.it.

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