
Ormai, per fortuna, se ne parla sempre di più, ma in redazione a zirmazine abbiamo deciso di scriverci su, di scrivere un articolo che sarà divulgativo (perdonate forse il tono didascalico), indirizzato a chi non ne ha mai sentito parlare, ma allo stesso tempo a chi ne vuole risentire parlare. Cominciamo.
Definizione
Per “inquinamento digitale” si intende sia l’inquinamento prodotto dallo smaltimento dei prodotti tecnologici (ci torniamo tra poco su questo, proponendo un caso limite), sia quello prodotto dal funzionamento e dall’uso dei dispositivi tecnologici e delle informazioni che veicolano. Ovviamente si parte dall’alimentazione dei dispositivi tecnologici che ha bisogno di corrente elettrica. E questo, direte, è scontato. Esiste, però, anche un inquinamento, diciamo così, più “impalpabile”, meno visibile, prodotto da ogni tipo di attività svolta su internet. Ebbene sì, anche se per tutti il virtuale è sinonimo di dematerializzazione, l’utilizzo di internet ha un enorme impatto a livello di emissioni di Co2. Infatti, dietro internet c’è un enorme impalcatura fisica fatta di cavi sottomarini, server e data center che garantisce che queste informazioni esistano e possano essere conservate e fruite. I cosiddetti data center, ad esempio, sono enormi strutture sempre più necessarie a conservare e a processare l’enorme quantità di dati digitali prodotta.
Degli esempi pratici
Oggigiorno infatti la mole di dati globalmente prodotta è a dir poco enorme. Ogni cosa, dalla mail, allo streaming, ai diversi contenuti prodotti e fruiti sui social, deve essere processata e archiviata per essere fruita. Strutture enormi, appunto questi data center, garantiscono la conservazione dei dati suddetti, ma a che prezzo? Per il funzionamento, l’alimentazione, il raffreddamento di questi data center c’è bisogno di una enorme quantità di energia e di conseguenza una altrettanto spaventosa immissione nell’atmosfera di gas serra. Le ultime stime dicono che l’impatto ecologico del digitale è quasi del 4% del totale (quasi quanto 450 milioni di autovetture che si stimano essere quasi un terzo delle autovetture del pianeta) ed è destinato tristemente a salire. Il fabbisogno di energia elettrica supera il 10% del fabbisogno totale del pianeta. Si tratta di un inquinamento dormiente che produce degli effetti sia quando internet viene utilizzato, sia quando siamo offline; difatti tutto quello che siamo sicuri di ritrovare domani, accendendo i nostri laptop, sta lì, nell’etere. La nostra mail in bozza, il video dello youtuber che non abbiamo ancora guardato, quella puntata che continuava a essere trasmessa mentre noi già dormivamo sul divano. Tutto sta da una parte nell’etere, ma questo etere ha solide radici sul nostro pianeta. E ha anche un’inestinguibile sete di energia perché tutto sia conservato. Tutto. Una breve parentesi: quante cazzate (passatemi il termine) vediamo su internet, sui social: dal video cool dell’influencer che seguiamo, al reel ridicolo di chi si schianta le uova in testa. Tutto sta conservato in questo iperuranio intangibile. Tutto, compreso questo articolo che state leggendo, emette ed emetterà Co2. Molti di noi, tuttavia, lo ignorano, alcuni addirittura (sempre meno per fortuna) pensano che internet sia green. Allora facciamo degli esempi più pratici, mi perdonino coloro che già hanno letto i dati, possono pure passare avanti.
Una mail di 1mb emette quanto una lampadina di 60w accesa per 25 minuti, inviare 20 mail al giorno per un anno è come usare l’automobile percorrendo 1000 km. Cercare su Google – lo facciamo per ogni cosa – emette Co2. Si stima che una singola ricerca può arrivare a emettere fino a 7 grammi di Co2. Si stima, anche, che ogni giorno sul nostro pianeta si cerchino informazioni su internet per circa 3,5 miliardi di volte. Cercare su Google, l’innocua “googlata” rappresenta il 40% dell’inquinamento digitale. La quota maggiore dell’inquinamento digitale è rappresentata dal video e dallo streaming. Legambiente registrava che nel 2018 i video su internet avevano raggiunto la spaventosa cifra di più di 300 milioni di tonnellate di Co2, quasi quanto la totalità delle emissioni della Spagna in un anno. Potremmo continuare a scrivere, ma lasceremo dei link per chi volesse approfondire, comincio a sentire il bisogno di diminuire l’impatto digitale di questo articolo.
Il caso di Agblogbloshie

Al di là del nome impronunciabile, la sua storia è ancora più incredibile. Si tratta di un suburbio di Accra, capitale del Ghana. Era il cosiddetto quartiere commerciale, ma è stato devastato dall’imperialismo dei Paesi occidentali. Qui infatti, in modo legale, ma più spesso illegale, convergono tutti i rifiuti tecnologici da ogni parte del mondo. Si è venuta a creare un’enorme discarica che però non è solo una discarica, ma un vero e proprio ecosistema economico nel quale la gente che ci abita (sì, la discarica è abitata!) vive del riciclaggio e della rivendita degli elementi che è possibile salvare da ogni singolo telefono cellulare, lavatrice, televisore etc. Cioè, in pratica, queste persone vivono scavando tra i rifiuti ogni giorno, bruciando le componenti plastiche dei dispositivi e ricavando il metallo (rame, zinco ad esempio) e rivendendolo a sfruttatori locali che poi a loro volta lo rivendo a compagnie intermediarie che infine lo rivendono – a prezzi stracciati – alle big tech che li riutilizzano per costruire nuovi apparecchi. Ovviamente, all’inizio della filiera, ad Agblobloshie, gli scavengers dei rifiuti vendono al chilo per pochi centesimi, respirando fumi tossici e vivendo in capanne fatti da scheletri di elettrodomestici. Ci sono dei documentari agghiaccianti su questa città nella città. Li linkiamo di seguito all’articolo.
Cosa possiamo fare?
Intanto accorciare questo articolo, perché che ci crediate o no, questo tema mi crea un’ansia (o ecoansia, come si direbbe oggi) non indifferente, non ne vedo soluzione, se non quando crasheranno i server. Ma al di là delle mie sensazioni, che non sono importanti, in rete si stano sviluppando dei decaloghi che cercano di rendere più consapevole lo user, in modo tale da cominciare a fare un po’ quello che abbiamo fatto con le automobili etc.
Ecco qui qualche regola
1_Valutare sempre le dimensioni degli allegati delle e-mail; quando non strettamente necessario, inviare file dalle dimensioni contenute o in bassa definizione.
2_Quando invece la condivisione di file pesanti si rende necessaria, utilizzare i servizi di archiviazione temporanea offerti da numerosi siti invece di “caricare” il file nel messaggio (e quindi sul nostro account del device); in una e-mail un link è sempre più leggero di un allegato!
3_Fare attenzione a non includere allegati non necessari nelle e-mail, quando si risponde a qualcuno o più di qualcuno.
4_Quando possibile, privilegiare l’archiviazione in locale di documenti, video, immagini, piuttosto che quella su cloud, sia da computer che da smartphone.
5_Ripulire periodicamente le caselle di posta elettronica dai messaggi che non servono più.
5_Quando scriviamo una e-mail pensiamo bene a come utilizzarla al meglio. Poche e-mail con molte informazioni sono più sostenibili di tante e-mail, ognuna con un solo concetto o, addirittura, una sola breve risposta!
6_Controllare le mailing list e selezionare le fonti e i servizi veramente utili e necessari.
7_Preferire ciabatte con interruttore cui collegare in nostri dispositivi; con un solo gesto potremo spegnerli tutti contemporaneamente.
7_Spegnere la videocamera del computer o dello smartphone durante le riunioni online, a meno che non sia strettamente necessario.
8_Fare pulizia dei programmi su computer e delle app su smartphone che non si utilizzano mai.
9_Preferire i messaggi testuali ai “vocali”, più pesanti come consumo di dati ed energia.
10_Selezionare le app da cui ricevere notifiche; preferiamo la qualità degli aggiornamenti alla loro quantità!
11_Disattiva la riproduzione automatica dei video
12_Condividi le informazioni sull’inquinamento digitale, per un uso più responsabile
13_Questi sono solo alcuni dei consigli, una lista affatto esauriente, scrivi sui commenti o sulle nostre piattaforme altri possibili consigli per ridurre l’impatto digitale.
Ecco una lista parziale di link utili per approfondire l’argomento:
Ecosia – the search engine that plants trees – Un alternativo motore di ricerca, sempre più conosciuto;
En mi casa no sobra – EWWR – European week for waste reduction;
5 Tips To Reduce Your Environmental Impact On The Internet ;
Do I emit CO2 when I surf the internet? – Energuide – Sito belga, con dati e statistiche;
THE WORLDS BIGGEST E-WASTE SITE – Agbogbloshie, Ghana ;
Agbogbloshie, le vittime del nostro benessere ;
Il traffico tossico di rifiuti elettronici – PresaDiretta 22/09/2024 .