“Se si insegnasse la bellezza alla gente…”

Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.

Cosi chiosava Peppino Impastato, ucciso dalla mafia nel ‘78. E, mai come ora, le sue parole risultano così veritiere ed attuali. Forse è per questo che la mafia cerca in tutti i modi di sottrarci la bellezza. E non lo fa solo infiltrandosi in ogni ambito della burocrazia, delle Istituzioni o privando le persone della propria libertà e della propria vita. Lo fa deturpando i nostri paesaggi, privandoci della nostra cultura e dell’arte. Si, perché il mercato dell’arte è una delle prime risorse attraverso cui la mafia rimpingua le proprie  tasche, acquisendo potere.

 I nemici dell’arte e della Bellezza: le Archeomafie

Le cosiddette Archeomafie ed il commercio di arte rubata sono il terzo mercato più redditizio del crimine organizzato. Esso non solo dà e fa acquisire prestigio ai boss che collezionano grandi opere d’arte trafugate, ma la rivendita di tali beni di lusso, soprattutto all’Estero (ad acquirenti privati o a case d’asta), copre anche il riciclaggio di denaro sporco e la loro vendita in cambio di armi, stupefacenti, persone ed organi. E lo fa non agendo direttamente, ma tramite soggetti altamente specializzati nel settore. 

Molti, fortunatamente, sono gli artisti e fotografi che si sono schierati a fianco delle bellezza contro la mafia.

Letizia Battaglia

Letizia Battaglia

Insieme a Ferdinando Scianna è stata la reporter di mafia più importante. Prima donna fotografa a lavorare per un giornale italiano. Nasce a Palermo nel ‘35. Impara a fotografare a Milano e, negli anni ‘70, inizia a lavorare presso il giornale l’Ora di Palermo. Conosce la cruda realtà locale di quegli anni, fatta di mafia clientelismo, politica e povertà. Cruda realtà che la fotografia le permetterà di mettere davanti agli occhi di tutti. Sono gli anni di Piombo, delle speculazioni edilizie, degli assassinii mafiosi di Peppino Impastato e Pier Santi Mattarella

Il mestiere della Battaglia è scomodo e pericoloso, ma lei non si intimorisce. Fotografa alcuni dei più importanti e macabri scatti di quelli anni: l’Hotel Zagarella, in cui ritrae Andreotti, mentre tratta con esponenti del clan; gli assassinii del giudice Terranova, di Mattarella, di palermitani colpevoli di essere andati contro gli affari della malavita ed i funerali del Generale Dalla Chiesa. Con la sua fotografia rappresenta la mafia e le sue conseguenze. Per far capire cosa significhi vivere quel mondo, ritrae i volti dei siciliani: gente comune, donne e bambini. Poiché il legame con la sua terra è complesso ed amaro, la Battaglia, rappresenta la Sicilia con lo stile della fotografia in bianco e nero per far prevalere il contenuto sulla forma e mostrare la realtà per quel che è. Nel’92, con gli omicidi di Falcone e Borsellino, si rifiuta di scattare foto alle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Con il cuore a pezzi, decide di abbandonare la carriera di fotoreporter e concentrarsi alle attività di sensibilizzazione e divulgazione. 

Nel 2017, fonda il Centro Internazionale di fotografia di Palermo, dove, con mostre e pubblicazioni , cerca di redimere la sua città. Molti i riconoscimenti per lei: prima donna europea a ricevere il premio Eugene Smith per la fotografia sociale, il premio Cornell Capa Infinity Award, ed è stata anche l’unica donna italiana nominata dal Time fra le 11 donne più rappresentative del 2017.

Ferdinando Scianna

Ferdinando Scianna

Nasce a Bagheria nel ’43, sin da bambino è amante della fotografia, ma, solo dopo la laurea in Lettere e Filosofia, perfeziona i suoi studi e si dedica completamente ad essa. Negli anni ‘60 collabora con l’editore Sellerio e, in quegli anni, forma la propria coscienza politica, determinante per l’evoluzione della sua fotografia, tanto quanto il forte legame con la Sicilia e le sue tradizioni. Nel ‘63 conosce Leonardo Sciascia e con lui pubblica Feste religiose in Sicilia, dove si schierano contro il materialismo delle feste religiose. Nel ‘67 si trasferisce a Milano, qui lavora per l’Europeo e fa il corrispondente da Parigi, dove vive per 10 anni e collabora con Le Monde. Nel’ 82 conosce Henry Cartier-Bresson, che lo invita ed essere membro della Magnum (unico italiano a farne parte) e poi ritorna a Milano, dove fonda la sua agenzia. Lasciato l’Europeo, continua a fare reportage da indipendente per vari giornali, ma si dedica anche alla moda, alla pubblicità e a fotografie commerciali. Con le sue fotografie ha raccontato la mafia, ma anche la scultura contro la mafia di Emilio Isgrò, dal titolo Seme d’arancia

Emilio Isgrò

Nasce a Barcellona Pozzo di Gotto nel ‘37, per poi trasferirsi e lavorare a Milano dove conosce e collabora con altri importantissimi artisti contemporanei come Arnaldo Pomodoro e Renato Guttuso. È un’ artista concettuale, pittore, poeta, scrittore, drammaturgo e regista. Ha partecipato a quattro Biennali di Venezia e ad una Biennale di San Paolo, ottenendo il primo premio. È uno degli artisti italiani più conosciuti a livello internazionale tra XX e XXI secolo. È conosciuto principalmente per le sue cancellature: tramite esse ha colto che la cancellazionepuò sprigionare l’energia stessa della Creazione.  Contro la mafia, nel ‘98 realizza Seme d’arancia, nella sua Barcellona Pozzo di Gotto. È una scultura monumentale in resina, tufo e sabbie vulcaniche, collocata nella piazza della Stazione da dove partivano i treni carichi di arance e di essenze per il Nord.

Emilio Isgrò, Seme d’Arancia, 1998, Barcellona Pozzo di Gotto – Messina

La scultura è un simbolo: vuole ispirare nascita e rinascita in una terra devastata dalla mafia. Con lo stesso significato, proprio quest’anno, è stato istallato un altro seme di Isgrò a Palermo, a Palazzo Branciforte dal titolo Seme d’arancia in terra di Sicilia. La scultura è realizzata su un basamento in pietra serenaria, diffusa in Sicilia da circa 6 milioni di anni. Scelta non casuale, intrinsecamente legata alla storia dell’isola. Su di essa, posa un seme d’arancia fuso in bronzo azzurrognolo, frutto anch’esso simbolo della Sicilia. Isgrò ha dichiarato di voler sottolinearne l’appartenenza geografica, perché in un momento in cui l’economia è globalizzata, l’arte ha il dovere di connotarsi diversamente. La crisi della globalizzazione è anche la crisi di una certa arte fatta più di apparenza che di sostanza. Già dal ‘98 il seme d’arancia è simbolo della cultura ed operosità della Sicilia che, anche quando sembra condannata, rinasce e germoglia.

Rosk e Loste

Graffittari e autori del murales con i volti dei giudici Falcone e Borsellino alla Cala di Palermo, che èdiventato vero e proprio monumento segnalato sulle guide turistiche del capoluogo siciliano. Maurizio Giulio ROSK Gebbia & Mirko LOSTE Cavalletto sono entrambi di Caltanissetta. Frequentano lo stesso Istituto d’Arte e da lì, inizia il sodalizio artistico che, attraverso la tecnica del graffito, unisce la pittura figurativa alla street art. Nel 2007 conoscono l’artista Belin. L’incontro cambia il loro modo di vivere la pittura. Il morboso esercizio quotidiano e la ricerca del dettaglio diventano priorità per perfezionare il loro stile figurativo. Così, decidono trasferirsi a Palermo e studiare all’Accademia di Belle Arti, dove si avvicinano alla Scuola pittorica palermitana e ai writers storici della città. Dopo la prima mostra personale, partecipano ad eventi in giro per l’Italia e l’Europa. Ciò li inserisce un circuito artistico internazionale che gli fa avere le prime importanti commissioni: il marchio Ceres, Stella McCartney e il progetto ministeriale Inward. 

Dopo un anno vissuto alla Farm Cultural Park di Favara, la loro arte arriva fino in Brasile e in Messico. 

Con i loro graffiti vogliono riqualificare, rinnovare, scovare la bellezza  anche dove sembra non ci sia, come all’interno dei quartieri degradati. 

Giovanni e Paolo, Rosk e Loste, Palermo

Del murales Giovanni e Paolo, Rosk ha dichiarato: «Una mattina, mentre stavamo ancora dipingendo il murales di Falcone e Borsellino, una signora si è avvicinata a noi, ha cominciato a piangere e ci ha ringraziati. È stato uno dei momenti più emozionanti della mia carriera.»

L’arte contro la mafia per la memoria

Importanti iniziative sono state realizzate nell’ultimo anno per commemorare e celebrare la giornata della memoria contro la mafia. Ecco le più importanti:

L’installazione Quarto Savona 15

La quarto Savona 15 è il nome dell’istallazione con i resti della Fiat Croma blindata sulla quale persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della loro scorta. Era il 23 maggio del 1992, sull’autostrada A 29 all’altezza dello svincolo per Capaci. L’installazione, che è ormai solo un intreccio di lamiere e fili  in una teca di vetro, prende il nome dalla sigla della radio della scorta del giudice Falcone ed ha viaggiato per tutta Italia come simbolo di memoria e di lotta contro la mafia. 

Spazi/Capaci

Opere e murales contro la mafia nel progetto di arte contemporanea, voluta dal Miur e dalla Fondazione Falcone ed inaugurato nel 2021 per il 29esimo anniversario della strage di Capaci, il grande progetto di desing sociale prevede diversi interventi urbani. Palermo è il punto di partenza di un viaggio che durerà fino alla fine del 2023 (anno del 30ennale delle stragi di Firenze, Roma e Milano e dell’omicidio di Don Pino Puglisi) e che prevede la riappropriazione degli spazi della memoria e della lotta civile, attraverso l’arte. Ecco gli artisti che hanno partecipato al progetto.

Andrea Buglisi nasce a Palermo nel ’74 e nel ‘98 si diploma all’Accademia con una tesi sulla Street Art. Attivo come artista dal 2000, principalmente si occupa di pittura e della contaminazione ed ibridazione di essa con altre forme espressive. Con immagini accattivanti dal punto di vista cromatico e compositivo, le sue opere (che strizzano l’occhio al desing e all’advertising), sono una lettura critica e ironica  della società con le sue convinzioni e nevrosi collettive. Esse sono state esposte in mostre personali in Italia e all’Estero. Oggi Vive e lavora a Palermo.

La Porta dei Giganti, Andrea Buglisi, Palermo

Con l’opera La Porta dei Giganti, omaggia Falcone e Borsellino. Il ritratto di Falcone è dipinto in un edificio che fa ad angolo con via Duca della Verdura, mentre quello di Borsellino, su un palazzo vicino in via SanPaolo. Il luogo è emblematico, poiché si trova l’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo, dove si sono tenuti i maxi processi contro Cosa Nostra. Falcone e Borsellino sono dipinti dietro un vetro blindato. Una linea al centro del volto, taglia i loro volti in due parti. Falcone osserva con fare rassicurante e malinconico la città, Borsellino guarda l’orizzonte con sguardo fiero, mentre fuma il suo sigaro.

Igor Scalisi Palminteri, palermitano classe ‘72. È pittore, scultore, fotografo e video maker. Ha esposto in mostre personali e collettive sia in Italia, che in Europa. Si avvicina all’arte alle medie, prosegue gli studi al liceo artistico e contemporaneamente si avvicina al credo cristiano, alla figura di San Francesco. Decide così di vivere 7 anni in convento, sempre continuando a dipingere. Quando decide di studiare arte all’Accademia di Palermo, abbandona definitivamente il saio e diventa un pittore. Non abbandonerà mai, però, i valori francescani e l’impegno nel sociale (organizza workshop e laboratori di arteterapia, soprattutto, con bambini e ragazzi).

Igor Scalisi Palmiteri, Roveto Ardente

Realizza Roveto ardente, monumentale polittico urbano, nel quartiere Brancaccio, in cui raffigura Don Pino Puglisi, sacerdote, ora beato,  che lottò perché i ragazzi si affrancassero dalla mafia e che, per questo, ne fu vittima;  Velasco Vitali nasce a Bellano nel 1960. Pittore e scultore. Dopo alcune mostre personali, alla fine degli anni 80, partecipa alla mostra Paesaggio cancellato, indagine sulla ricostruzione del paesaggio valtellinese, dopo l’alluvione dell’ 87.  Pur rimanendo costante il suo lavoro sulla figura umana, la sua pittura si evolve indagando il paesaggi. Scopre il Sud, in particolare la Sicilia. Ciò, segna una tappa importante nella sua riflessione sulle visioni dei porti mediterranei, che fa da contrappunto agli sguardi più analitici sulle metropoli occidentali. Realizza Isolitudine nel 2000 con Ferdinando Scianna MIXtura con Franco Battiato nel 2003.

Velasco Vitali, Il Branco

Per Spazi/Capaci realizza l’opera dal titolo Il branco, composta da 54 sculture in ferro, resine, bitume, acciaio e oro, dislocate fra aula Bunker, Questura di Palermo, Palazzo Reale e sede storica del Dipartimento di Giurisprudenza. Esse rappresentano cani a grandezza naturale, metafora poetica dell’eterno scontro fra bene e male, fra Stato/Comunità contro la criminalità organizzata. La ferocia della criminalità nell’abusare e la reazione degli oppressi attraverso la lotta civile.

Tutti questi artisti e tutte queste opere non solo commemorano chi è morto per mano della mafia e si riappropriano di spazi tolti dalla mafia alla collettività, ma ci ricordano la tenacia della lotta nell’insistere a diffondere e pretendere la bellezza!

Fonti consultate

Vincenzo Musacchio, Arte e Mafie. Un intreccio di interessi che vale miliardi, huffingtonpost.it, 25/07/2021;

Letizia Battaglia, grandi-fotografi.com;

Letizia Battaglia: corpo di donna a Firenze, arte.it;

Ferdinando Scianna, grandi-fotografi.com ;

Emilio Isgrò, emilioisgroinfo;

“Il seme d’arancia” d’Isgrò piantato anche a Palermo, ansa.it;

Helga Marsala, Storia di un seme d’arancia. Lieto fine per una grande scultura di Emilio Isgrò a Barcellona Pozzo Di Gotto. Scongiurato il Trasferimento, Partono i Restauri. Con una mostra di Ferdinando Scianna, artribune.com;

Eleonora Lomardo, Emilio Isgrò: “La mia opera sa di Sicilia per dare identità all’arte”, palermo.repubblica.it;

Niccolò De Deviitis, Giulio Rosk e la Street Art monumentale a Palermo, rollingstone.it;

 Rosk & Loste, streetness.it

Andrea Buglisi, osservatoriodellartesicilia.it;

Giulia Ronchi, Palermo omaggia Falcone e Borsellino. Completata la grande opera di Street Art di Andrea Buglisi, artribune.com;

Velasco Vitali- Il Branco, artribune.com;

Velasco Vitali, velascovitali.com

Francesca Catalano, “Rovereto Ardente”: Murale in memoria di Don Pino Puglisi a Brancaccio, palermolive.it;

Ester di Bona, Santi sulle Mura di Palermo: chi è Igor Scalisi Palminteri, ecointernazionale.com;

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