#TrashMaNonTroppo – poteva andare peggio (o forse no?)

Si avvicinano le elezioni legislative anticipate in Italia, e come non dedicare una parte speciale degli sconsigli al voto del prossimo 25 settembre? Se dovessimo votare domani, sicuramente il primo posto nelle liste di proscrizione spetterebbe a Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia. 

45 anni, romana, la bionda dagli occhi azzurri, che ha scalato le classifiche con il tormentone estivo di qualche anno fa Io sono Giorgia, sono una donna, sono una mamma, è sicuramente quanto di più inadatto allo stato attuale della politica italiana.

Giorgia Meloni

Gli ultimi giorni l’hanno vista protagonista di un secco botta e risposta con i media internazionali, che l’hanno accusata di essere estremamente vicina ai neofascisti d’Italia, assieme a diversi esponenti di spicco del partito. La donna ha risposto piccata con un video tradotto in inglese, francese e spagnolo (non da lei naturalmente, s’intende), con cui ha precisato come Fratelli d’Italia non possa essere assimilata all’estremismo di destra e il fascismo sia ormai un lontano ricordo. 

Peccato che, secondo le principali testate estere, non sarebbe così, anzi: diversi dei più importanti membri di Fratelli d’Italia sarebbero non solo ex membri del Movimento Sociale Italiano (l’erede del Partito Nazionale Fascista, nato nel 1946) ma anche strettamente legati ad ambienti di chiara ed aperta ispirazione estremista di destra, come ha mostrato un’inchiesta di Fanpage di qualche mese fa.

La cara Giorgia farà fatica a levarsi di dosso le accuse. E di questo non possiamo che essere contenti.

Se questa è Arte…

A luglio, in Corea del Sud, si è tenuta una mostra collettiva sui concetti di perdita, lutto ed elaborazione derivati dalla pandemia. La mostra, però, ha fatto scalpore per un‘installazione che poco c’entrava con la pandemia, poco aveva di artistico e molto aveva di crudele.
Intitolata Fish e realizzata dall’artista Yoo Buk comprendeva 15 sacche per soluzione endovenosa, riempite d’acqua e contenenti pesci rossi, destinati a morire di lenta agonia. Il sedicente artista, è, però noto per questo tipo di performance. Già in passato aveva usato insetti, inseriti in trappole di luce incandescente e carta pesticida che, suicidandosi, davano vita ad un paesaggio.

Damien Hirst

Ma come lui, anche altri artisti hanno utilizzato o ucciso animali per quella che loro definiscono arte. C’è, ad esempio, Damien Hirst, che nella sua lunga produzione artistica, ci ha abituato a squali sotto formaldeide, ad una vacca tagliata in due con vicino il suo vitello e a pupe che, diventate farfalle, son costrette a volare in una stanza chiusa fino alla loro morte. Per non parlare dell’opera A Thousand Years, che prevede una teca divisa in due ambienti comunicanti fra di loro. In uno vi sono la testa mozzata di una mucca ed una luce insetticida, nell’altro, un’incubatrice di larve di mosche. Le larve sono costrette a nutrirsi della testa sanguinante ma, attirate dalla luce insetticida, muoiono, rappresentando il ciclo della vita. 

C’è, poi, Hermann Nistch che, per mettere in scena rituali ancestrali e sfatare miti e tabù primordiali, nelle sue performance squarta carcasse di animali ed utilizza i loro corpi crocifissi per invitare lo spettatore a leggerne le interiora o ad imbrattare le pareti con il loro sangue. 

Ed, infine, c’è Jan Fabre che, dopo una performance in cui lanciava gatti per aria, utilizza animali in tassidermia per creare installazioni in cui questi poveri esseri vengono sviliti in pose assurde e beffarde per quella che, secondo l’artista, sarebbe un’ accusa contro il maltrattamento degli animali nella società contemporanea. 

Poiché diciamo NO agli artisti creatori dello stesso male su cui vogliono fare riflettere, sconsiglio tutte le mostre che utilizzano gli animali vivi o morti. Vorrei ricordare che la Dichiarazione dell’Unesco del 1978 afferma che nessun animale deve essere usato per il divertimento dell’uomo e che le esibizioni di animali e gli spettacoli che utilizzano animali sono incompatibili con la dignità dell’animale, SIA CHE ESSI SIANO VIVI, SIA CHE SIANO MORTI, aggiungerei.

Resident Evil Village: un flop?

Resident Evil Village, conosciuto anche come Resident Evil VIII, è l’ottavo capitolo della famosa saga videoludica di Capcom. Rispetto ai primi capitoli usciti negli anni ‘90 questo titolo presenta un gameplay differente poiché vi sono state evoluzioni tecnologiche ma anche esigenze di rinnovamento. A causa di ciò non è possibile fare un paragone con i classici Resident Evil, è di fatto più semplice farlo con quelli della nuova generazione. 

Questo ultimo titolo sembra avere degli elementi che lo rendono più deludente rispetto agli altri capitoli, ma è necessario precisare subito una cos: nei mesi precedenti è stata fatta un gran pubblicità, dove si è svelato immediatamente il Boss più intrigante di tutto il gioco, ovvero Lady Dimitrescu, la sexy vampirona.

Lady Dimitrescu

Il giocatore si aspettava già questo personaggio come Boss principale ma gli sviluppatori hanno concentrato le sue apparizioni soltanto in una parte del gioco. 

Alcina Dimitrescu avrebbe potuto sprigionare tutto il suo potenziale in una Bossfight degna di nota, ma purtroppo questo non è avvenuto. Come Lady Dimitrescu anche le sue figlie Cassandra, Bela e Daniela, hanno appena il tempo di mostrarsi che già vengono eliminate.  

Altre critiche si possono fare, a partire dal primo scontro a fuoco nel villaggio. Il problema riguarda la sequenza che sembra andare avanti all’infinito e non è chiaro al giocatore se finirà da sola oppure se sia necessario fare qualche operazione. 

Dato che giocatori diversi hanno utilizzato metodi diversi per far terminare l’assalto quello che doveva essere un omaggio a Resident Evil 4, si è rivelato abbastanza confuso. Un cosa che è possibile notare fin da subito è il campo visivo ristretto nonostante gli ambienti molto grandi. Questo è risultato fastidioso al giocatore, e lo stesso problema si è riscontrato sia su PC che su Ps4. Si pensava infatti ad una Mod per risolvere il problema. Per quanto riguarda invece il protagonista Ethan, questo appare quasi privo di personalità con una reattività emotiva minima. Si evince persino dai dialoghi un po’ scarni. Un’altra critica riguarda la modalità normale di gioco che risulta sbilanciata: sembra troppo facile – si trovano numerose munizioni e risorse che permettono di distruggere quasi tutti i nemici incontrati togliendo di fatto la difficoltà di evitarli o liberarsene in maniera creativa. 

In poche parole toglie tutto il piacere di giocare un Survival Horror.

Per finire, c’è da dire che il gioco presenta una moltitudine di nemici diversi dai canoni di Resident Evil come licantropi, pesci mutanti, vampiri e bambole assassine che lasciano il giocatore permeato da un senso di assurdo, che potrebbe anche piacere ma si ha l’impressione di giocare un titolo completamente diverso dalla serie.

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