Astronauti, ridateci uno spazio,/ (almeno) vuoto d’uomo*

*il titolo è tratto dalla poesia Quando, intenti al declino delle stelle di Tommaso Landolfi.


Il rapporto tra uomo e cielo è dei più autentici, romantici e longevi.
Sin da quando l’essere umano ha alzato le palpebre per la prima volta, il suo sguardo si è istantaneamente indirizzato alla volta celeste quasi fosse una necessità ancestrale, totalmente spontanea, un bisogno intriso di un totalizzante misticismo.

Tutte le antiche menti, le più eccelse del creato, con il naso all’insù hanno subito il fascino degli astri tra moltitudini di stelle ed interrogativi, alla ricerca di quelli che fossero i misteri celati nella sua interezza. Il cosmo, le galassie, i pianeti, gli astri più lucenti: il loro studio ha costituito per secoli un’affascinante incognita di danze in traiettoria – ha attanagliato le menti di scienziati, filosofi e pensatori. Le antiche popolazioni erano certamente più legate ai cieli diurni e notturni, sennonché i secondi costituivano una tematica fuor di dubbio più ombrosa e accattivante.

Ring Nebula, M57 – Hubble, Large Binocular Telescope, Subaru Telescope; Composition & Copyright: Robert Gendler
( https://apod.nasa.gov/apod/ap180715.html )

Dalla cosmologia, che scava l’origine e l’evoluzione dell’universo, alla cosmogonia che faceva invece esplodere l’ancora più forte necessità dottrinale di darne un’interpretazione stavolta mitologica;dall’astro che, debitamente osservato, riconduceva l’esploratore verso casa a conclusione di un viaggio sofferto al cammino – questa volta di carattere simbolico – de La Stella, carta numero XVII dei Tarocchi raffigurante una donna completamente nuda, spoglia da orpelli sociali e strutture mentali, che poggia un ginocchio sul suolo e un piede nell’acqua a rappresentazione del rinnovamento interiore e viscerale, di ciò che più si desidera nel profondo, della padronanza del proprio intimo sentire e, più di ogni altra cosa, ci indica che abbiamo finalmente trovato il tanto agognato posto nell’universo.

Le Arti hanno da sempre interpretato a modo loro il cielo, in mille e più moti di appassionato isolamento malinconico: il poeta francese Paul Verlaine con il suo componimento Clair de lune ha ispirato il terzo movimento della Suite bergamasque di Claude Debussy; Vincent Van Gogh, con pennellate nevrotiche e spezzettato ha insegnato ad ogni singolo spettatore a guardare la volta celeste con occhi nuovi e dinamici attraverso il suo celebre dipinto De sterrennacht (Notte Stellata), e Don McLean, ottant’anni più tardi, con Vincent – dall’inconfondibile strofa iniziale che recita “Starry, starry night/Paint your palette blue and gray” – ha musicato con estremo tatto e dolcezza il processo di quell’animo fragile; i fumetti sci-fi degli anni ’50 hanno invece canalizzato l’attenzione dei ragazzini con narrazioni di esplorazioni spaziali e vita extraterrestre, influenzati dalla nascente ossessione per gli avvistamenti di entità aliene che sembrano voler studiare più da vicino l’essere umano (o, peggio, colonizzare la Terra); allo space rock degli Hawkind, che nell’album In Search of Space, hanno ammaliato le orecchie dell’ascoltatore proiettandolo in temi lirici stellari fatti di suoni spaziali, fluttuazione eterea tra vortici di galassie variopinte, suoni spaziali e ipnosi ultraterrena. 

‘Mystery in Space’, DC – Maggio 1951

E se nel 1902 il fecondo immaginario del ‘padre degli effetti specialiGeorge Méliès era stato capace di figurarsi – attingendo ad una fantasia feconda – l’ipotesi di un viaggio lunare, l’Apollo 11 capitanato da Neil Armstrong ha suggellato questo muto patto tra uomo e Cosmo tenendo incollate allo schermo persone da tutto il mondo, diversificate da un idioma e nature mentali diverse, ma accomunate dall’essere riunite, un’ennesima volta, sotto lo stesso cielo: era il 20 luglio 1969 ed il primo allunaggio è stato tra le conquiste più emozionanti della nostra storia.


Stephen Hawking è stato inoltre uno dei massimi studiosi di fisica quantistica e astrofisica, contribuendo con le sue teorie riguardanti la nascita dell’universo da fluttuazione quantistica, lo strappo del tessuto spaziotempo e l’avvincente ipotesi della possibile esistenza di nuovi universi; come dimenticare l’astronauta Samantha Cristoforetti – prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea – che ha reso le sue missioni spaziali fonte di divulgazione social per farci ri-familiarizzare con quello che, un tempo, era il primo punto a cui l’uomo si rivolgeva per ottenere risposte. 
Un moto d’attrazione perenne, quello che abbiamo con il cielo.

Più volte nella vita sarà capitato anche a te – e di questo ne sono ben certa – di trovarti a scrutare il cielo notturno aggrappato ad un oscuro istinto, ad un senso d’appartenenza già presente in ognuno di noi fin dalla nostra nascita.
Che tu fossi alla ricerca di risposte, del tuo Io più celato o che tu stessi rivolgendo una supplica alla Luna o nell’attesa di una stella cadente d’afferrare con gli occhi per legarci un desiderio, sarà capitato anche a te – e di questo ne sono ben certa – di trovarti a scrutare il cielo notturno aggrappato ad un oscuro istinto, ad un senso d’appartenenza perenne.

Viaggiatore Stellare, non avere paura: se sceglierai di volare con ZirmaZine StarLine potrai perderti nei misteri del Cosmo e ondeggiare tra le stelle come George Jetson a bordo della sua navicella. 
Questa settimana abbiamo deciso di proiettarti in un’esplorazione che ti farà perdere fra i cieli notturni nella comoda comoda sicurezza delle tue quattro mura.
Anna Mallamace ci condurrà in universi artistici straordinari, Adele Samarelli ripercorrerà invece le orme delle grandi esplorazioni spaziali.


Noi siamo Cristofoready, e voi?


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