Amedeo Modigliani: l’artista che denudava le anime

Quella di Amedeo Modigliani è una delle figure più controverse ed affascinanti nella storia dell’arte, tanto che il pittore e critico Ardengo Soffici, sulla rivista fiorentina “La Voce”, nel 1912, lo definì: il più grande e completo pittore dei nostri tempi. Ma Modigliani è noto, non solo per la sua mirabile produzione artistica, ma anche per le tante storie sulla sua breve esistenza  – condotta in pieno stile bohémien nella Parigi di inizio ‘900 – che lo hanno reso leggenda. Pare, infatti, che l’uso di alcol e di oppiacei gli portò il soprannome di Modì, originato dalle prime lettere del suo cognome, ma anche dalla parola francese maudit (maledetto). Celebre era, inoltre, la sua fama di pittore squattrinato, confermata dal fatto che le sue opere furono vendute principalmente negli ultimi anni della sua esistenza per poi raggiungere prezzi esorbitanti ed essere fra le più ricercate da gallerie e collezionisti di tutto il mondo solo dopo la sua morte.

Amedeo Modigliani nel suo studio, foto di Paul Guillaume, 1915

Ma a generare storie sul suo conto è soprattutto la sua produzione artistica, celebre per i nudi sensuali  ed i ritratti femminili caratterizzati da volti stilizzati, colli affusolati e dall’assenza di pupille. Questa particolarità unica del suo stile e la rapidità della composizione (si dice che completasse un ritratto in due sedute senza ritoccare mai i suoi dipinti), generarono  un’altra delle storie più celebri sul suo conto, cioè  quella secondo la quale Modigliani dipingesse le anime. Pare, infatti, che coloro che avevano posato per lui, avessero poi sostenuto che essere ritratti da Modì equivalesse a farsi spogliare l’anima. Tale leggenda, indizio della grande sensibilità dell’artista, è stata poi ripresa nel famoso film biografico del 2004 dal titolo I colori dell’anima, in cui un fascinoso Andy García nell’interpretare il pittore pronuncia la famosa frase: Quando conoscerò la tua anima, dipingerò i tuoi occhi. Sempre nello stesso film – che contribuì a portare ulteriore nuova popolarità  al pittore  –  viene, poi, narrata la bellissima, intensa e tragica relazione tra Amedeo Modigliani e la moglie Jeanne Hébuterne, pittrice e modella soprannominata noix de coco (noce di cocco in francese), e da cui Modigliani ebbe una figlia di nome Jeanne.

Amedeo Modigliani, Jeune fille rousse (Jeanne Hebuterne), 1918, collezione Jonas Netter, Parigi

Il film riporta anche un’altra delle leggende per cui è famoso il pittore: la sua fama di Don Giovanni. Pare, infatti, che fra i suoi tanti eccessi, ebbe pure numerose amanti da cui nacquero due figli da lui mai riconosciuti. La fama di Modì fu poi alimentata dai tanti scandali relativi ai falsi Modigliani, cioè alle riproduzioni delle sue opere circolanti da dopo la sua morte e che hanno fatto di lui l’artista  più falsificato nella storia dell’arte. La semplicità delle sue sculture, il fatto che non venissero mai firmate, che alcune sue opere fossero state completate dall’amico scultore Moïse Kisling, resero infatti difficile l’attribuzione delle sue opere anche allo storico dell’arte più esperto,  favorendo così l’opera dei  falsari e generando un vero e proprio mercato illecito intorno alla produzione dell’artista.

Insomma, Modigliani è uno dei pittori più celebri del XX secolo tanto da ispirare libri, film e canzoni sulla sua vita, come il sopracitato film e la canzone  Modì di Vinicio Capossella. Ma ripercorriamo insieme la sua vita e le sue opere e scopriamo perché.

Biografia di Amedeo Modigliani

Amedeo Clemente Modigliani –  noto come Modì in Francia e chiamato Dedo da amici e  familiari –  nasce a Livorno il 12 luglio del  1884. È il quarto figlio del livornese Flaminio Modigliani e della marsigliese Eugénie Garsin e, sin da bambino, la sua salute è cagionevole. Dopo aver contratto e sconfitto la febbre tifoide a 14 anni, a 16  si ammala, infatti, di tubercolosi, patologia che lo accompagnerà per tutta la sua breve vita. Durante i suoi studi  liceali scopre l’amore per l’arte e decide di diventare pittore e scultore. La sua prima formazione ha dunque  inizio, nel 1898, a Livorno con il macchiaiolo Guglielmo Micheli, la cui guida artistica è fondamentale per il suo trasferimento a Firenze  presso la Scuola Libera di Nudo dove frequenta le lezioni di Giovanni Fattori nel 1902. Prima, però, nel 1901,  accompagnato dalla madre –  a causa dei suoi problemi di salute che richiedono un clima caldo e mite –  viaggia fra Napoli, Capri, Roma e Firenze dove scopre l’arte arcaica, l’arte egizia e quella inca. Nel 1903 giunge, dunque, a Venezia, dove prosegue i suoi studi  presso l’Istituto di Belle Arti e si forma attraverso lo studio dei più importanti pittori veneziani del Rinascimento come GiorgioneTiziano Vecellio e Tintoretto. Qui a Venezia, dipinge nello stile impressionista italiano e grazie ad una visita alla Biennale conosce le opere di Cézanne e di Van Gogh. Dall’ amore per gli Impressionisti nasce il suo desiderio di trasferirsi e proseguire i propri studi a Parigi, dove giunge nel 1906. Parigi, al tempo, era la culla della cultura, delle avanguardie, della modernità e  luogo di scambio per gli artisti di tutta Europa.  Sistematosi al Bateau-Lavoir, una comune per artisti squattrinati di Montmartre, in un edificio soprannominato l’alveare e adibito per l’appunto a studio per gli artisti, conosce e diventa amico di  Marc Chagall, Chaïm Soutine e di Constâtin Brâncuși che insieme a lui saranno fra i massimi esponenti di quella che verrà denominata l’École de Paris. Nella Ville Lumière Modì può finalmente dedicarsi esclusivamente all’arte e, occupato dalla pittura, è inizialmente influenzato dai simbolisti, dai Fauves, da Henri de Toulouse-Lautrec, da Paul Gauguin, da Gustave Klimt  e da Picasso nel suo periodo blu. Ciò, finché le pennellate di Paul Cézanne cambiano completamente le sue idee sulla pittura. Nonostante ciò, però, il suo stile si contraddistinse sempre per unicità, tanto da considerarsi da subito inconfondibile. Il suo primo vero grande amore, però è la scultura, a cui si dedica senza abbandonare la pittura da cavalletto. Importantissima per la sua produzione scultorea è l’amicizia con Brâncuşi, che orienta la scultura di Modigliani verso l’arte arcaica e l’arte negra.

Ritratto di Constantin Brâncuși, foto di Edward Steichen, 1922

Le sue condizioni di salute, però, si aggravano e Amedeo, non potendo inalare le polveri rilasciate dai materiali scultorei e non avendo le energie e la forza necessaria per modellare la pietra calcarea, si trova a dover abbandonare per sempre lo scalpello. Ritorna così all’arte pittorica e, dai primi ritratti ai familiari di cui poco abbiamo per poter ricostruire i primi anni della sua carriera, passa ai ritratti agli amici e nei caffè, dove tradizione vuole che fa uso di alcol e droghe, come quasi tutti gli artisti del periodo. Fondamentali per il lancio e rilancio della sua carriera artistica sono poi gli incontri con due mercanti d’arte. Il primo, nel 1914 con Paul Guillaume ed il secondo nel 1916 con lo scrittore polacco Leopold Zborowski. Nel 1917, Modigliani incontra l’amore della sua vita, la pittrice Jeanne Hébuterne e, sempre in quell’anno, la galleria Berthe Weill di Parigi organizza la sua prima esposizione personale. Tale esposizione viene però interrotta all’ inaugurazione in quanto considerata oltraggiosa a causa dei suoi nudi troppo osé. Nel 1918 le precarie condizioni di salute di Modì si aggravano, ed è costretto a lasciare Parigi per trasferirsi a Nizza, dove il clima è più mite e dove nasce la  sua prima figlia Jeanne. Nel maggio del 1919 Amedeo, ai ferri corti con Zbrowski,  fa ritorno a Parigi ed il mese successivo viene raggiunto dalla Hébuterne (di nuovo incinta) e dalla loro figlioletta. Jeanne e Amedeo si sposano a luglio e nel mese di agosto, Modì espone a Londra, osannato dalla critica, ma le sue condizioni di salute però si aggravano ulteriormente. Nel gennaio del 1920 lo stato tubercolotico gli genera, infatti, una meningite tubercolare che lo porta alla morte il 24 gennaio  presso l’Hôpital de la Charité. Il giorno seguente, la moglie Jeanne, incinta di otto mesi e distrutta dal dolore, lo segue suicidandosi. La piccola Jeanne, orfana a soli 20 mesi, sarà poi cresciuta dalla nonna paterna a Livorno. I coniugi Modigliani riposano per sempre  insieme nel cimitero di Père Lachaise di Parigi. 

La tomba di Amedeo Modigliani e di Jeanne Hébuterne al cimitero di Pére-Lachaise di Parigi

L’arte di Modigliani

Grazie alla prima formazione con Micheli  e Fattori, Modigliani comincia a dipingere  le sue prime opere in uno stile simile a quello dei macchiaioli. La sua arte ed il suo stile mutano  poi completamente con il suo arrivo a Parigi  dove pregnante è  l’influenza dei Fauves, di Klimt, di Picasso nel suo periodo blu e soprattutto di Cézanne. Nel 1908, in particolare, avviene il primo stacco rispetto alla sua produzione precedente e ciò è ravvisabile nelle opere esposte agli Indépendants e che appaiono nettamente ispirate a Cézanne. Anche se, sempre del 1908, è l’opera il Violoncellista, primo quadro di Modì in cui egli comincia ad esprimere la sua personalità in maniera completamente autonoma.

Amedeo Modigliani, Il violoncellista, 1909, collezione privata

Nel 1909 fondamentale per l’arte di Modigliani è poi la conoscenza di Constântin Brâncuși, che porta  Modì a dedicarsi alla scultura e all’interesse verso la scultura nera. Da Brâncuși, infatti, deriverà quella purezza formale che sarà poi tipica di tutta la sua produzione artistica. Della produzione scultorea di Modigliani, in particolare, sono inconfondibili le  figure allungate e l’estrema semplicità delle linee e delle forme. Le sculture che espone agli Indépendants nel 1912 –  teste allungate dalla bellezza angolosa e secca – mostrano infatti un allargamento delle sue esperienze verso l’arte arcaica e l’arte negra, ma con risultati completamente personali. Un esempio di ciò è ravvisabile nella Testa del 1911-12 circa, in cui è ben esplicata la volontà dell’artista a deformare i tratti del volto umano  sconvolgendone le proporzioni,  per un appiattimento e allungamento degli occhi, del naso e della bocca.

Amedeo Modigliani, Testa, 1911-12, pietra calcarea, Tate Modern, Londra

Costretto ad abbandonare la scultura e a far ritorno a pieno regime alla pittura, dal 1913 in poi dipinge prettamente ritratti e nudi e non solo risente la ricerca di purezza formale che aveva contraddistinto la sua scultura, ma la sua pittura caratterizzata da leggiadria, contorni netti e  tendenza all’allungamento delle proporzioni, subisce le influenze sia dell’arte francese che della tradizione pittorica toscana italiana. Nel 1913, tratta, inoltre, il tema delle cariatidi arrotondate e si dice che – rinchiuso in un a bottega dal mercante d’arte Chéron – dipinge i suoi primi celebri nudi coricati.

Amedeo Modigliani, Cariatide in piedi, 1913, collezione privata

Fatidico è poi l’incontro nel 1914 con la scrittrice Beatrice Hastings ed il mercante d’arte Paul Guillaume. Questi non solo lo aiuta finanziariamente, ma stimola la produzione artistica di Modigliani che in quell’anno realizza i ritratti di Beatrice Hastings e dei pittori Rivera e Haviland.

Amedeo Modigliani, Ritratto di Beatrice Hasting, 1915, Museo del 900, Milano

Nel 1916 lo stile di Modì si fa più realista (arrotondato e sferico), inizia a preferire colori come l’ocra, i  bruni e i neri ed è  l’anno in cui incontra il suo nuovo maggiore investitore, Zborowski. Nel 1917 cinque suoi nudi vengono esposti alla galleria Berthe Weill, provocando enorme scandalo perché così  sensuali  da risultare straordinariamente liberi ed intensi, fra cui il celebre Nudo rosso.

Amedeo Modigliani, Nu assis sur un divan (la belle romaine), 1917, collezione privata, Parigi

In questo periodo, il suo stile si evolve, le forme si allungano ancora e i colori diventano più chiari tanto che, nel 1918, il suo stile volge ad un personalissimo classicismo ed i colori della sua tavolozza diventano principalmente l’ocra, i chiari, gli azzurri intensi, le terre d’ombra e gli ocra rosati. È questo il periodo in cui è costretto a soggiornare a Nizza, in cui nasce la figlia Jeanne ed in cui protagonisti delle sue tele sono i paesaggi, i bambini, i fanciulli, gli adolescenti ed alcune maternità.

Amedeo Modigliani, La bambina in azzurro, 1918, olio su tela collezione privata, Parigi

Nel 1919 – suo ultimo anno di vita – lo stile di Modigliani diventa sempre più allungato, con uno strato di colore che, invece, si fa sempre più leggero. Raggiunta la maturità, vi è infatti, un grande cambiamento a livello stilistico che – con l’assimilazione e la somma di tutte le influenze che avevano precedentemente caratterizzato  la sua produzione – lo fanno giungere ad uno stile personalissimo ed incasellabile, caratterizzato da semplicità e purezza formale. Ciò, si nota soprattutto nei suoi ritratti che, anche se resi sempre più con forme schematiche e geometrizzate, presentano una profondissima e acuta caratterizzazione a livello psicologico dei soggetti che gli valse la fama di saper leggere nell’animo umano. Modigliani è stato una personalità eccezionale nel quadro dell’arte moderna perché pur essendo contemporaneo alle avanguardie  non appartenne a nessuna di esse (anzi, è noto come rifiutò l’invito fattogli da Tommaso Marinetti di aderire al Futurismo), creando e mantenendo uno stile unico, seppur abbia conosciuto  e assimilato tutte le maggiori tendenze che allora circolavano nella Parigi cosmopolita di inizio ‘900.

Dove poter ammirare le opere di Modigliani

Oggi, Modigliani è universalmente considerato come uno dei più grandi artisti del XX secolo e le sue opere sono esposte la maggior parte in collezioni private e tante altre nei più grandi musei del mondo. In Italia sono ammirabili alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma (dove si trova il ritratto di Anna Zborowska),e a Milano  presso la Pinacoteca di Brera, al Museo del Novecento, e alla Galleria d’Arte Moderna.

Amedeo Modigliani, Ritratto di Madame Anna Zborowska, 1917, Galleria d’Arte Moderna, Roma
Amedeo Modigliani, Ritratto di Paul Guillaume, 1916, Museo del 900, Milano

In Francia, invece, sono visitabili al museo LaM di Lille e a Parigi, al Musée de l’Orangerie dove si trovano cinque importanti ritratti fra cui quello di Paul Guillame.

Amedeo Modigliani, Ritratto di Viking Eggeling, 1916, LaM Lille, France
Amedeo Modigliani, Paul Guillaume Novo Pilota, 1915, Musée de l’Orangerie, Parigi

I nudi più famosi sono invece conservati a Londra alla Courtauld Gallery, negli Stati Uniti, il Reclining Nude al  Metropolitan Museum of Art ed il nudo del Guggenheim di New York, mentre un ritratto di Chaim Soutine è conservato alla National Gallery of Art di Washington.

Amedeo Modigliani, Nudo seduto (forse Beatrice Hastings), 1916, olio su tela, Courtauld Gallery, Londra
Amedeo Modigliani, Reclining Nude, 1918, Museum of Modern Art, New York
Amedeo Modigliani, Nudo, 1917, Peggy Guggheneim, New york
Amedeo Modigliani, Ritratto di Chaïm Soutine, 1917, National Gallery of Art, Washington

Fonti consultate

Amedeo Modigliani, museionline.info, 15/02/2023;

Modigliani Amedeo, treccani.it, 16/02/2023;

Amedeo Modigliani, Casanatalemodigliani.it, 16/02/2023;

Giorgio Cortenova, Amedeo Modigliani, Giunti editore.

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