I dolori del giovane italiano

L’Italia è inevitabilmente considerata uno di quei Paesi di cui si tende a parlare per cliché piuttosto che per fatti concreti; il problema principale è che, in molti casi, tali cliché siano considerabili più che ben rappresentativi della realtà. Nessuno vorrebbe mai pensare che questo sia tutto ciò che dell’Italia si può dire: il Belpaese ci offre infatti molti incredibili spunti di discussione.

L’Italia sta invero affrontando una situazione estremamente complessa, con una guerra che incombe nel vicinato orientale e una crisi politica, neanche troppo latente, che si sta lentamente manifestando. Non è una novità per nessuno, infatti, che la decisione di mandare ulteriori aiuti all’Ucraina sta causando molti fastidi all’interno della coalizione di governo di destra che dall’ottobre 2022 governa il Paese senza una chiara direzione. Se infatti la Presidente del Consiglio (come ama farsi chiamare) Giorgia Meloni si è premurata di precisare come fermi rimangono i solidi pilastri della politica estera italiana (la vicinanza agli Stati Uniti, all’Unione Europea e i legami con i Paesi del Mediterraneo), le recenti affermazioni dell’alleato di governo Silvio Berlusconi (sì, ancora lui, ancora una volta) sull’andamento della guerra in Ucraina e sulla necessità di trovare un accordo di pace tra russi ed ucraini hanno generato non pochi malumori per la premier italiana. Non deve essere stato facile giustificare al presidente ucraino Volodimir Zelenski, cui si è recata a far visita in occasione del primo anniversario dello scoppio della guerra, che il leader di Forza Italia voleva soltanto precisare l’importanza di raggiungere il prima possibile la fine della guerra. E non è ancora ben chiaro se ci sia riuscita, viste le dichiarazioni di Zelenski ai giornalisti dopo l’incontro con la Meloni.

Pare che gli italiani abbiano oggi difficoltà a trovare il loro posto nel mondo. Sarà forse per questo motivo che il numero di persone che decide di emigrare verso altri Paesi registra numeri molto importanti: solo nel 2019, anno pre-COVID, le stime dell’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) ha registrato oltre 100 mila persone. Che non si hanno dubbi saranno aumentate negli anni successivi a causa delle difficoltà causate dall’avvento della pandemia. Si consideri, peraltro, che i numeri effettivi potrebbero essere di gran lunga superiori rispetto a quelli stimati dall’AIRE.

Gli espatriati sarebbero peraltro ben compensati dagli sbarchi di migranti, i quali secondo le statistiche del Ministero dell’Interno relative al periodo 1° gennaio – 21 febbraio 2023, sarebbero di gran lunga superiori se comparati allo stesso periodo negli scorsi anni (oltre 12 mila contro i neanche 5 mila dello scorso anno, per intenderci). Ma no, invece che accettare il dato di fatto che un Paese molto vecchio demograficamente parlando ha bisogno di forza lavoro immigrata considerate le nuove nascite stagnanti, in Italia si preferisce piuttosto aumentare i limiti per le ONG, uno dei principali attori che contribuisce al salvataggio dei migranti in mare.

Ci sembra più importante pensare alla bellezza del clima mite (ormai definitivamente danneggiato dagli effetti del cambiamento climatico), o al fatto che i nostri formaggi siano considerati i più buoni del mondo. Che importa, poi, se le disuguaglianze sociali e reddituali aumentano e se il reddito non è ancora tornato ai livelli pre-COVID in molte delle regioni italiane. Basta che pasta e pizza abbondino e che ci sia il sole, pure quando è troppo.

Questa settimana la redazione si divertirà (o forse no, ahimè) a parlarvi dell’Italia in tutte le sue sfaccettature e a proporvi tanti spunti di riflessione sul Belpaese che vi lasceranno, ci si augura, con tante domande ma con una sicurezza in più: che se non si verifica un cambiamento radicale, nel più breve tempo possibile, l’Italia sarà presto un deserto – pieno di pizza e di pasta, ma sempre un deserto.

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