Alla ricerca dell’identità nell’Islam contemporaneo

Quando pensiamo al mondo islamico, non possiamo non farci venire in mente immagini di donne con il capo coperto da un velo, l’hijab, in segno di rispetto delle prescrizioni del loro credo religioso, l’Islam. Questa immagine stereotipata nasconde tuttavia le mille e una realtà del mondo islamico, che per imprecisione e per mancanza di informazioni adeguate sono oggetto di una narrazione falsata e di stampo occidentalistico.

Prima di addentrarci nei meandri del mondo islamico sarà opportuno fare alcune precisazioni.

L’Islam come culto religioso nacque nel VII secolo dopo Cristo; i musulmani credono che Maometto, ritenuto il profeta di Dio, sia stato raggiunto dall’arcangelo Gabriele, il quale gli avrebbe dettato in arabo il testo sacro fondamentale dell’Islam, il Corano. Non è così semplice, tuttavia, parlare di Islam in quanto esistono, come in realtà per la maggior parte dei culti religiosi, diverse correnti.

La distinzione più conosciuta è senza dubbio quella tra sciiti e sunniti. I sunniti, che costituiscono la maggioranza dei musulmani credenti, vengono così chiamati perché seguaci della sunna, il complesso degli insegnamenti e delle tradizioni portate avanti dal profeta Maometto, e per questo motivo vengono considerati i più tradizionalisti. Gli sciiti, pur essendo minoritari, costituiscono tuttavia la maggioranza in alcuni Paesi del Vicino e Medio Oriente, tra cui rilevano l’Iran e l’Iraq.

Se un tempo i popoli orientali di culto musulmano erano considerati i capostipiti di una società avanzata e molto benestante, oggi l’Islam viene immancabilmente associato a popolazioni retrive, in cui il ruolo della donna viene sistematicamente declassato e reso insignificante, ma soprattutto al terrorismo. I tristemente noti attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 per primi hanno contribuito a fissare bene nella mente dell’immaginario collettivo l’equivalenza tra terrorismo e Islam, anche se gli attacchi terroristici di matrice islamica ebbero inizio già molto tempo prima.

Sono in particolar modo gli esponenti più rigidi a essere convinti della necessità di portare avanti la jihad, la guerra santa contro i traditori, che, neanche a dirlo, essi riconoscono nei tanto odiati occidentali che tanto dolore e tanto danno hanno inferto ai professanti il culto musulmano. L’Europa intera ha tremato per anni a causa degli attentati che in lungo in largo ne hanno scosso le fondamenta, mettendo a repentaglio delle libertà che si credevano ormai assodate perlomeno nei Paesi membri dell’Unione Europea, con particolare riferimento alla libertà di movimento; quanto hanno infatti i cittadini europei temuto di recarsi in vacanza in Francia o in Germania, dopo gli attentati che hanno avuto luogo nel 2015 e del 2016? Quanti hanno avuto paura di transitare dall’aeroporto di Zaventem, a Bruxelles, dopo l’attacco terroristico subito nel marzo 2016?

Il terrorismo non è però l’unico motivo per il quale i musulmani sono stati e continuano ad essere al centro dell’attenzione – e purtroppo non in senso positivo.

Lo stesso Corano prevede, difatti, delle rigide regole da seguire per le donne, e loro stesse vengono trattate in modo impari rispetto agli uomini. Per questo motivo, ad esempio, il matrimonio non è considerato un rito religioso al pari del culto cristiano, ma al pari di un contratto tra l’uomo e il rappresentante legale della donna (generalmente il padre o il fratello), per il quale è a quest’ultimo che in ultima analisi spetta la decisione ultima. Ed è sempre per questo motivo che gli uomini possono contrarre matrimonio con un numero pari a 4 donne massimo.

Certo, si potrebbe pensare che, arrivati nel ventunesimo secolo, qualcosa anche per le donne possa essere cambiato, che possano essere più libere e che i costumi occidentali abbiamo in qualche modo permeato gli Stati a maggioranza islamica. Se questo in generale può essere considerato corrispondente al vero, due importanti eccezioni, ai nostri giorni, dimostrano che alcuni costumi sono davvero duri a morire. È questo il caso, in primo luogo, dell’Afghanistan, dove, con il ritorno dei talebani al potere nell’agosto 2021, le donne hanno pian piano visto erosi i loro diritti, al punto tale da non poter più accedere ai gradi di istruzione superiore. Ed è quello che sta succedendo anche in Iran, dove da settembre 2022 imperversano delle violente proteste a seguito dell’uccisione della giovane Mahsa Amini, uccisa dalla polizia morale a causa di una ciocca di capelli che fuoriusciva dall’hijab.

L’Islam non può e non deve tuttavia essere associato solo ad aspetti negativi. Le radici della cultura islamica sono profondamente radicate nella notte dei tempi, e per rendersene conto bisogna andare oltre, dietro i volti degli estremisti e oltre le ingiustizie commesse alle donne. Perché solo così riusciremo ad avvicinarci gli uni gli altri, per cercare di migliorarci e arricchirci a vicenda. Solo così quello che adesso sentiamo in tutti i telegiornali diventerà nient’altro che un amaro ricordo.

Questa settimana su zirmazine cercheremo di fornire un ponte per collegare questi due mondi, che sembra così difficile da realizzare se lasciato in mano ai politici e ai burocrati. Perché i ponti fatti di poesia, di musica e di arte possono fare molto di più che un trattato.

Per un approfondimento sull’Islam, si consiglia la lettura della voce “Islam” su Treccani: https://www.treccani.it/enciclopedia/islam

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