28 marzo 1985. Muore il pittore russo Marc Chagall

Insieme ad Henri Matisse, Pablo Picasso, Chaïm Soutine e Amedeo Modigliani è considerato uno dei massimi  esponenti della Scuola di Parigi.

Nato in Bielorussia, da una umile famiglia ebrea – insieme all’amore per la musica e per il ballo – sviluppò sin da bambino una particolare attitudine per la pittura. Iniziò così a studiare arte in Russia, per poi trasferirsi a Parigi nel 1910. Qui, rimase colpito dalle tecniche di utilizzo e sperimentazione del colore da parte dei Fauves e di Delaunay. Si avvicinò ad Espressionismo e Cubismo, ma li superò, creando uno stile talmente unico e personale che, pur vicino al Surrealismo, non aderì a nessuna delle avanguardie del tempo.

Naturalizzato in Francia, ma costantemente costretto ad emigrare prima a causa dei Pogrom sovietici, poi del fanatismo nazista ed antisemita, non smise mai di provare  ostalgia per la Russia a cui dedicò molte delle sue opere.

Con  Chagall, la realtà si fa immaginazione, sogno  ricordo e simbolo. Tema dei suoi quadri sono i ricordi dell’amata patria e dell’infanzia, gli episodi biblici, le fiabe russe, l’amore per l’adorata moglie bella ed il rapporto fra Dio e l’uomo. La sua pittura è il mezzo con cui il pittore fa  vivere la propria vita interiore. Un mondo innocente,  puro e talmente ricco di colori accesi e brillanti da sembrare il riflesso delle vetrate di una cattedrale gotica.

L’arte di Chagall è stata, forse, il più convincente appello alla speranza, alla tolleranza ed al rispetto della diversità che sia mai stato lanciato dall’Arte Moderna.

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