Oltre i limiti del consentito: viaggio al centro dei tabù

*In copertina: “Mictlantecuhtli“, “A Stranger in the Garden” series – Saddo

Alla base del tabù c’è una corrente positiva di desiderio. Perché non c’è bisogno di proibire ciò che nessuno desidera fare, e comunque ciò che è proibito nella maniera più energia dee essere oggeetto di un desiderio.

– Sigmund Freud

Sogni proibiti? Quasi mai capita di farci caso, ma viviamo letteralmente immersi nei tabù.

Rappresentano ciò che non ci è consentito fare o dire, che ci sentiamo in colpa anche solo a pensare pur sapendo che la nostra voce interiore non può essere udita. Ci scavano nelle membra, nelle paure più profonde, nelle angosce di quell’istinto arcaico che ci pulsa ancora dentro creando una netta divisione tra sacro e profano, altri due concetti abbondantemente labili.
Magari nasci, cresci e ti aspetti che alle soglie del 2023 perlomeno i tabù più insulsi vengano finalmente disacerbati.
E invece no, amico mio! La verità sa essere deludente e ci mostra che sono ancora tutti quanti lì, annidati nell’ipoderma del genere umano. Caro, stacce.

T’inganna il richiamo esotico della sua pronuncia, che nasconde una di quelle astrazioni veramente scomode in grado di sospenderti sul ciglio di un burrone ideologico. Tu, disperato, provi a far presa con una mano al primitivismo ancestrale, mentre con l’altra tenti di afferrare tutto il modernismo di cui sei capace. Eppure sai già che presto o tardi una delle due dovrà cedere.
E bada, che termine astrazione è pienamente voluto: ogni tabù è una di quelle incantevoli proiezioni mentali che varia da cultura a cultura, fatta di convenzioni e convinzioni e che ha colpi in canna qualsiasi sia il bersaglio che gli si presenta in traiettoria.

Superando le società tribali per arrivare all’era moderna, l’uomo inizia a familiarizzare con l’antropologia e con la psicoanalisi. Si ha tutta l’intenzione di dare spiegazione ad una natura dichiaratamente imperfetta, a ciò che smuove gli abissi dell’animo, a rintracciare la scintilla che dà vita alla formazione del pensiero critico. Cervello, desideri, pulsioni vengono ora esaminate chirurgicamente alla ricerca di archetipi a cui affibbiare le peggiori turbe formando l’hummus ideale alla gestazione di ogni tabù che la mente umana possa concepire.
Con buona pace dei sensi del bigottismo, naturalmente.

A loro si deve lo sprigionarsi di tutta una serie di pregiudizi, come anche di feticismi sessuali ai limiti del paranormale fino alla creazione di veri e propri nemici, più o meno manifesti.
Un grazie, però, glielo dobbiamo fare a questa società borghese che ci ha iniettato il suo codice deontologico: ci ha risparmiato la gravosa responsabilità dell’incesto. E se in qualche vita passata sei stato un Asburgo ahi ahi, che dire…

Yama“, “A Stranger in the Garden” seriesSaddo

A reggere i fili di ogni tabù il senso del pudore, che regolamenta con malcelata discrezione la sfera intima sociale regalando un’arricciata di naso di fronte ad ogni accenno di diversità, e che vale soprattutto per quelli che credono di averlo superato o di essere così toghi da poterlo arginare a proprio piacimento.
Uno che a quanto pare ce l’ha fatta e come un supereroe ha sconfitto il celibato ecclesiastico, entrando nella black list della Chiesa di Roma, l’ormai ex arcivescovo ed esorcista Milingo, il cui distacco dalla sua stessa istituzione per entrare a far parte della Chiesa dell’Unificazione [abbrev. “setta“] fondata dal reverendo coreano Sun Myung Moon creò uno scandalo pazzesco. In particolare perché il ciccino qui convolò successivamente a nozze preferendo la morbida carnalità di Maria Sung al corpus Christi. Sì, penso che in questo caso si possa parlare di friendzone.

Che dire poi della morte, tabù da sempre presente nel DNA umano e che, ironicamente, è stata in grado di sopravvivere ad ogni rigenerazione del Creato? Terrore supremo dell’uomo angustiato dall’aver devastato tremendamente la sua esistenza che poi oh, valli a fare i conti col Superiore…
C’è chi la esorcizzacon la gentile supervisione di Milingo – via social come l’impresa funebre Taffo e, dall’altro lato della barricata, chi la rincorre come se fosse l’ultimo treno verso la libertà: è il caso di Vincent Humbert, diciannovenne francese che rimane paralizzato in seguito ad un terribile incidente e con l’ausilio del pollice – unica parte ancora agibile del suo corpo – detta alla sua infermiera il libro Io vi chiedo il diritto di morire, per chiedere all’allora presidente Chirac la concessione del lusso del suicidio assistito.

E se una donna che, alla luce del sole, sceglie di allattare suo figlio al seno con il rischio di provocare disgusto e indignazione in qualcuno che si ritrova per caso ad osservare la scena, immagina cosa possa accadere pronunciando a cielo aperto la parola mestruazioni. Così, senza vergogna, a tinte d’oscenità rosso ferruginoso.

M E S T R U A Z I O N I.
[Bello, maestoso e chiaro giusto per rompere ancora un po’ il ghiaccio.]

Nuvenia ci ha fatto uno spot che ha diviso il pubblico, e non capitava dai tempi di quel famoso “Mamma, ho un prurito lì… sì, proprio lì!“. Inaspettatamente – e forse, poi mica tanto – ad accapigliarsi per una vulva scandita in varie declinazioni sono state… aspetta aspetta, indovinalo tu! Esatto. Le donne.
Cattivo gusto, vergogna, disagio. Adesso basta: non è vero che le donne sanguinano, e neppure che fanno la cacca oh!


E adesso shhh, non parliamone più che si fa peccato!

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