La fotografia di guerra: origini ed evoluzione

La fotografia ha costituito una delle scoperte più importanti dello scorso secolo. La possibilità di immortalare momenti che potessero rimanere fissi nella memoria delle persone ha rivoluzionato moltissimi aspetti della vita di tutti i giorni. Tra questi, un triste primato è ricoperto dalle vicende di guerra, che, attraverso un obiettivo, vengono rappresentate in maniera se possibile ancora più cruda che nella realtà. La fotografia e la sua evoluzione hanno, tra l’altro, avuto un eccezionale impatto non solo nella ricostruzione degli avvenimenti bellici, ma anche nella diffusione delle informazioni in merito all’andamento dei conflitti.

Le origini

Si ritiene che la fotografia sia nata agli inizi dell’800, grazie all’applicazione, da parte del francese Joseph-Nicéphore Niepce, delle conoscenze chimiche dell’epoca alla camera oscura, il quale nel 1826 riuscì ad ottenere in tal modo la prima immagine stabile. 

Con il perfezionamento delle tecniche di fissaggio dell’immagine, la fotografia divenne una vera e propria moda, e ottenne un grande successo grazie allarappresentazione dei viaggi degli scrittori dell’epoca. Il progresso nella resa dei dettagli delle stampe permise anche la sua applicazione in contesti in cui la documentazione andava ben oltre la semplice curiosità delle classi abbienti, tra cui, appunto, la ripresa di immagini di guerra.

Il primo caso in cui questo si verificò fu la guerra di Crimea (1853-1856): il primo conflitto che vide protagoniste le maggiori potenze europee e non dopo la restaurazione dello status quo, con il Congresso di Vienna del 1815, successivo alle guerre napoleoniche. 

Per documentare le azioni al fronte si recò infatti in loco Roger Fenton, un fotografo vicino alla casa reale britannica, che viene appunto considerato il primo reporter di guerra nella storia della fotografia. Con il suo Photografic Van, una carrozza attrezzata per la ripresa, lo sviluppo e la stampa di immagini, il fotografo documentò la guerra fornendo immagini del conflitto che fecero il giro di tutto il mondo.

Le due guerre mondiali, con il loro impatto devastante, vennero poi ampiamente documentate, e riuscirono a rendere la fotografia di guerra, se così la si può definire, mainstream.

Dalle guerre mondiali ai conflitti contemporanei: come è cambiata la fotografia di guerra

Il mondo ha conosciuto, dopo le due guerre mondiali scoppiate nella prima metà del Novecento, una sorta di tregua: non hanno infatti più avuto luogo conflitti di grande portata, ma solo conflitti piuttosto circoscritti ad aree meno ampie, e la Guerra fredda tra blocco occidentale e blocco sovietico funge da ulteriore riprova del fatto che, considerando l’avanzamento tecnologico in campo bellico e la possibilità di far uso della bomba nucleare, una nuova guerra di portata globale avrebbe avuto effetti disastrosi sul mondo intero.

La fotografia di guerra si è trovata dunque di fronte alla necessità, quantomeno, di una rivisitazione, anche considerando i cambiamenti intercorsi nella società contemporanea e il progresso tecnico che ha portato allo sviluppo di strumenti fotografici alla portata di tutti. Quasi tutto il mondo evoluto oggi possiede, infatti, uno smartphone in grado di scattare fotografie ad alta risoluzione, con una qualità da fare invidia a molte macchine fotografiche professionali, e, soprattutto, che fornisce immagini vivide e in tempo reale degli avvenimenti che accadono nel mondo intero all’improvviso

Il vantaggio di queste immagini è appunto proprio questo: quello di riprendere degli istanti che nessun reporter di guerra potrà essere in grado di catturare se non per puro caso. Il primo esempio che viene alla mente, a tal proposito, sono le riprese dell’attacco al World Trade Center di New York dell’11 settembre 2001, documentato, in primo luogo, da immagini amatoriali che riprendono il crollo straziante delle Twin Towers, testimoniando quello che tutt’oggi viene considerato uno dei momenti più bui della storia delle relazioni internazionali contemporanea. Per venire ai giorni nostri, la guerra in Ucraina, ancora in corso, si può forse considerare la prima guerra in cui le foto e i video della popolazione martoriata dal conflitto hanno quasi interamente documentato l’andamento delle operazioni militari, a testimonianza e riprova delle gravissime violazioni dei diritti umani che vengono perpetrate, in special modo, dall’esercito russo.

I fotoreporter di guerra avrebbero dunque oggi assunto, se si vuole, un ruolo marginale rispetto a un tempo, lasciando ai civili il compito principale di fornire dettagli in tempo reale dell’andamento dei conflitti. 

Qual è, allora, il ruolo che oggi rimane alla fotografia professionale in un contesto bellico?

Se ci si ferma a riflettere sulla questione, ci si renderà conto che ancora oggi le grandi imprese private operanti in quest’ambito (tra cui, ad esempio, Corbis, Getty e Hachette) possono fornire, con le loro immagini, degli importanti spunti di riflessione successiva che una fotografia scattata con un telefonino potrebbe non riuscire a dare. 

L’importanza delle riproduzioni amatoriali, tuttavia, rimane assolutamente da non sottovalutare: questo ha permesso di rendere un’arte come quella della fotografia accessibile a tutti ed evitare che anche le piccole aziende venissero estromesse dal mercato dall’impeto della globalizzazione

La democratizzazione delle fotografie di guerra, se così la si può definire, avrebbe dunque visto più vincitori che vinti, in un mondo che cambia e si evolve continuamente e che rischierebbe di lasciare ai margini i non professionisti dell’immagine.


Fonti consultate

https://www.treccani.it/enciclopedia/fotogiornalismo-di-guerra_%28XXI-Secolo%29/ ultimo accesso 18 agosto 2022

https://www.raiplay.it/video/2020/06/Passato-e-Presente—La-guerra-di-Crimea-80235b69-8b90-448a-9ea3-87705cccb8d6.html ultimo accesso 18 agosto 2022

https://ilbolive.unipd.it/it/news/immagini-tempo-guerra-sguardo-sulle-conseguenze ultimo accesso 18 agosto 2022https://www.treccani.it/enciclopedia/fotografia ultimo accesso 18 agosto 2022

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