La diplomazia digitale ai tempi del metaverso

Sembra che la parola “metaverso” sia divenuta virale da quando nell’ottobre dello scorso anno il fondatore di Facebook ha annunciato che la società che controlla il celeberrimo social network avrebbe cambiato il proprio nome in Meta. In realtà “metaverso” è un termine coniato nel 1992 dallo scrittore Neal Stephenson nel romanzo cyberpunk Snowcrash, con cui egli indicava un mondo virtuale in tre dimensioni dove gli esseri umani erano replicati come esseri digitali in tutto e per tutto simili a quelli della vita reale. Un primo esempio concreto di metaverso può essere considerato Second Life, una realtà virtuale raggiungibile tramite il web con cui ci si può costruire una vita parallela interamente digitale. Ma il metaverso oggi, come spiegano gli esperti, è molto più che una realtà parallela. Esso ci concederebbe la possibilità di esistere ed agire contemporaneamente in due mondi, quello reale e quello virtuale, aprendo ad infinite ulteriori possibilità. Il progresso del metaverso è stato da ultimo accelerato grazie alla pandemia da COVID-19, che ha fatto incrementare il numero di persone online. Moltissime aziende hanno già colto le opportunità che il metaverso può offrire; molti i brand di moda, anche, che sono attivi nel metaverso e che vi hanno già investito, tra cui vale la pena menzionare Gucci, Fendi e Nike. Persino un gigante come Microsoft ha da poco annunciato l’acquisizione di Activision Blizzard, azienda leader nel mondo del gaming, come punto di partenza fondamentale della sua partecipazione attiva al metaverso.

Il metaverso non ha però attirato solo il mondo della moda; le Barbados, a novembre 2021, hanno annunciato di aver stretto un accordo con Decentraland, una delle più conosciute piattaforme di metaverso, per aprirvi la prima ambasciata al mondo. Ciò fa credere che presto il mondo della diplomazia dovrà avere a che fare con il metaverso molto da vicino, e che già una serie di interrogativi sono emersi sul ruolo che esso può svolgere nell’ambito delle relazioni internazionali.

Nel caso specifico delle ambasciate, rileva la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961, al cui articolo 1 vengono definite come «stanze della missione» «gli edifici o parti di edifici e il terreno annesso, qualunque ne sia il proprietario, adoperati ai fini della missione, compresa la residenza del capo della stessa», senza specificare alcunché riguardo alla natura, fisica o virtuale, della sede della missione. Naturalmente, nel momento in cui la Convenzione venne redatta, era molto difficile immaginare che il progresso tecnologico e l’intelligenza artificiale avrebbero avuto tale portata dirompente sulle relazioni internazionali, per cui non si era ritenuto necessario specificare che la sede della missione avrebbe dovuto essere necessariamente un luogo fisico. Il vuoto normativo permetterebbe dunque di aprire una missione diplomatica in uno dei metaversi esistenti. I problemi sorgerebbero piuttosto al momento dell’accreditamento, ovvero l’atto con il quale uno Stato riconosce un agente diplomatico come legittimo rappresentante di un altro Stato sul proprio territorio; chi dovrebbe riconoscere tale agente diplomatico? Si tenga a mente, tralaltro, che il metaverso non corrisponde esattamente alla definizione di Stato consolidata nelle relazioni internazionali, ovvero di ente sovrano e indipendente che esercita i propri poteri su un popolo stanziato entro un territorio circoscritto; presso quale ente verrebbe dunque accreditato il corpo diplomatico?

Si è accennato al fatto che non esiste un solo metaverso; Decentraland è solo uno dei più conosciuti, perché più sviluppato e con un numero di utenti piuttosto elevato e in continua crescita (si stimano circa 300.000 utenti mensili attivi). Ne esistono altri, ed altri ancora potrebbero essere fondati nel giro di pochi anni, considerato che le stime parlano di un mercato che in poco tempo potrebbe arrivare al valore di 800 miliardi di dollari. Gli Stati non tarderanno ad entrare nel metaverso, ma quello che è difficile dire adesso è come questo avverrà: ogni Stato creerà il proprio metaverso, o ne verrà creato uno unico per tutti? E nel caso in cui ognuno decidesse di avere il proprio, inviterà anche i suoi vicini e/o alleati a farne parte? In quest’ultima ipotesi, il metaverso potrebbe diventare un altro, l’ennesimo, strumento a disposizione degli Stati per esercitare il proprio soft power sugli Stati partner più deboli.

Le opportunità create dal metaverso potrebbero ad ogni modo senza dubbio costituire un beneficio per la diplomazia, soprattutto per gli Stati più piccoli o con meno risorse a disposizione, ma non solo. In primo luogo, aprire ambasciate nel metaverso ridurrebbe incredibilmente i costi altrimenti da sostenere per mantenere il personale e per la sede; gli Stati potrebbero dunque indirizzare altrove tali risorse per impiegarle verso altri obiettivi più concreti e sicuramente più urgenti. In secondo luogo, poi, si consideri l’impatto che questo avrebbe in termini di sostenibilità ambientale; i frequenti spostamenti da una sede all’altra comportano costi elevatissimi in termini di inquinamento, costi che, considerate le allarmanti previsioni degli esperti, sarebbe opportuno ridurre il più possibile il prima possibile. In terzo luogo, infine, bisogna rilevare quello che un tale cambiamento comporterebbe in termini di inclusività e allargamento del processo democratico: se i negoziati per la stesura di un accordo venissero svolti nel mondo virtuale, permetterebbero una partecipazione più ampia, includendo Stati che non hanno né personale né risorse per prendervi parte fisicamente. Lo stesso vale anche per tutti gli eventi, per così dire, collaterali, come ad esempio conferenze ed incontri informali.

Quale potrebbe dunque essere il ruolo degli Stati e della diplomazia nel mondo virtuale? Intervenire per normare a tutti i costi potrebbe rivelarsi particolarmente dispendioso in termini economici ma anche di tempo. Ci si è già provato con Internet, e la maggior parte degli Stati concorda oggi sul fatto che le norme di diritto internazionale preesistenti possono ben essere applicate al web così come alla realtà. Anche in questo caso, allora, il diritto internazionale può essere adattato al metaverso con le dovute accortezze. È d’altronde noto come, ad esempio, le corti internazionali abbiano contribuito in maniera determinante allo sviluppo del diritto internazionale esistente dandone un’interpretazione evolutiva. Quello che deve cambiare è senza dubbio l’attitudine degli Stati nei confronti del mondo virtuale e il ruolo della diplomazia. Coesistere pacificamente nel mondo virtuale richiederà degli sforzi di cooperazione ulteriori così come avviene nel mondo reale, senza i quali probabilmente le guerre reali verrebbero traslate nella realtà virtuale. La diplomazia sarà cruciale in questo, e per tale motivo ha bisogno di essere messa di fronte concretamente alle sfide che il metaverso ha posto. Per non rischiare di arrivare troppo tardi, come si sostiene sia successo nel caso dell’avvento della tecnologia di Internet e dei social media, quello che dovrebbe essere preso in considerazione è la formazione in tal senso dei giovani diplomatici, nonché di tutti gli altri attori che svolgono un ruolo nella diplomazia, come governi, organizzazioni internazionali, ma anche organizzazioni non governative e think tank. Rimanere indietro su questo punto sarebbe fatale anche per una superpotenza come gli Stati Uniti; è per questo che ci si auspica il prima possibile l’apertura di un dialogo/dibattito sull’argomento ai più alti vertici, per favorire da subito una cooperazione e una coesistenza pacifica nel mondo virtuale.

References

https://www.treccani.it/enciclopedia/metaverso

https://www.bloomberg.com/news/articles/2021-12-14/barbados-tries-digital-diplomacy-with-planned-metaverse-embassy

https://thehill.com/opinion/technology/590319-towards-the-metaverse-first-thing-we-do-lets-grill-all-the-lawyers

https://www.fedlex.admin.ch/eli/cc/1964/435_431_431/it

https://www.nasdaq.com/articles/decentraland-holds-first-mover-advantage-in-battle-against-meta

https://www.bloomberg.com/professional/blog/metaverse-may-be-800-billion-market-next-tech-platform/

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