Insieme a Ferdinando Scianna è stata la reporter di mafia più importante. Prima donna fotografa a lavorare per un giornale italiano, nasce a Palermo nel ‘35. Impara l’arte di fotografare a Milano e, negli anni ‘70, inizia a lavorare presso il giornale L’Ora di Palermo.
Conosce la cruda realtà locale di quegli anni, fatta di mafia, clientelismo, politica e povertà. Cruda realtà che la fotografia le permetterà di mettere davanti agli occhi di tutti. Sono gli anni di Piombo, delle speculazioni edilizie, degli assassini mafiosi di Peppino Impastato e Pier Santi Mattarella.
Il mestiere della Battaglia è scomodo e pericoloso, ma lei non ha paura. Fotografa alcuni dei più importanti e macabri scatti di quegli anni: l’Hotel Zagarella, in cui ritrae Andreotti, mentre tratta con esponenti del clan; gli assassini del giudice Terranova, di Mattarella, di palermitani colpevoli di essere andati contro gli affari della malavita ed i funerali del Generale Dalla Chiesa. Ritrae i volti dei siciliani: gente comune, donne e bambini: il legame con la sua terra è complesso ed amaro.
Nel’92, dopo essersi rifiutata di scattare foto alle stragi di Capaci e di via D’Amelio, decide di abbandonare la carriera di fotoreporter e concentrarsi alle attività di sensibilizzazione e divulgazione. Fonda così, nel 2007, il Centro Internazionale di fotografia di Palermo; è stata anche l’unica donna italiana nominata dal Time tra le donne più rappresentative del 2017.